C’è chi
C’è chi meglio degli altri
realizza la sua vita.
È tutto in ordine dentro e
attorno a lui.
Per ogni cosa ha metodi e
risposte.
È lesto a indovinare il chi il
come il dove
e a quale scopo.
Appone il timbro a verità
assolute,
getta i fatti superflui nel tritadocumenti,
e le persone ignote
dentro appositi schedari.
Pensa quel tanto che serve,
non un attimo in più,
perché dietro quell’attimo sta in
agguato il dubbio.
E quando è licenziato dalla vita,
lascia la postazione
dalla porta prescritta.
A volte un po’ lo invidio
- per fortuna mi passa.
Lo specchio
Sì, mi ricordo quella parete
nella nostra città rasa al suolo.
Si ergeva fin quasi al sesto
piano.
Al quarto c’era uno specchio,
uno specchio assurdo
perché intatto, saldamente
fissato.
Non rifletteva più nessuna
faccia,
nessuna mano a ravviare chiome,
nessuna porta dirimpetto,
nulla cui possa darsi il nome
“luogo”.
Era come durante le vacanze –
vi si specchiava il cielo vivo,
nubi in corsa nell’aria
impetuosa,
polvere di macerie lavata dalla
pioggia
lucente, e uccelli in volo, le
stelle, il sole all’alba.
E così, come ogni oggetto fatto
bene,
funzionava in modo inappuntabile,
con professionale assenza di
stupore.
A una mia poesia
Nel migliore dei casi,
poesia, sarai letta attentamente,
commentata e ricordata.
Nel peggiore
sarai soltanto letta.
Terza eventualità:
verrai sì scritta,
ma subito buttata nel cestino.
Potrai approfittare di una quarta
soluzione:
scomparirai non scritta,
borbottando qualcosa soddisfatta.
da “Basta così” – Adelphi, 2012
A cura di Ryszard krynicki
Traduzione di Silvano De Fanti
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