La mamadre, ecco
che arriva
con zoccoli di
legno. Ieri
soffiò il vento
del polo, si sfondarono
i tetti,
crollarono
i muri e i
ponti,
l’intera notte
ringhiò coi suoi puma,
ed ora, nel
mattino
del sole freddo,
arriva
mia mamadre,
signora
Trinidad
Marverde,
dolce come la
timida freschezza
del sole delle
terre tempestose,
lanternina
minuta che si
spegne
e si riaccende
perché tutti
distinguano il sentiero.
Oh, dolce
mamadre
- mai ho potuto
dire matrigna -,
la mia bocca
trema a definirti,
perché appena
fui in grado di
capire
vidi la bontà
vestita di poveri stracci scuri,
la santità più
utile:
quella della
farina e dell’acqua,
e questo fosti: la vita ti fece pane
e lì ti
consumammo
nei lunghi
inverni desolati
con la pioggia
che grondava
dentro la casa
e la tua ubiqua
umiltà
che sgranava
l’aspro
cereale della
miseria
come se tu
andassi
spartendo
un fiume di
diamanti.
Ahi, mamma, come
avrei potuto
vivere senza
ricordarti
ad ogni mio
istante?
Non è possibile.
Io porto
il tuo Marverde
nel mio sangue,
il cognome
del pane
spartito,
di quelle
dolci mani
che ritagliarono
da un sacco di farina
le brachette
della mia infanzia,
di lei che
cucinò, stirò, lavò,
seminò, calmò la
febbre,
e, quando ebbe
fatto tutto
e ormai potevo
reggermi in
piedi saldamente,
si ritirò,
cortese, schiva,
nella piccola
bara
dove rimase in
ozio per la prima volta
sotto la dura
pioggia di Temuco.
* Il poeta aveva appena un mese di
vita quando sua madre, doña Rosa Basoalto, morì di tubercolosi.
“Mio padre si era sposato in
seconde nozze con doñaTrinidad Candia Marverde, mia matrigna. Mi sembra
incredibile dare questo nome all’angelo tutelare della mia infanzia. Era
diligente e dolce, aveva un campagnolo senso dell’umorismo, una bontà attiva e
infaticabile. Appena arrivava mio padre, lei si trasformava solo in un’ombra
soave come tutte le donne di quel tempo e di quel luogo”.
La matrigna (madrastra) viene
chiamata da Neruda con l’affettuoso neologismo di “mamadre”, che arricchisce la
connotazione di “madre” con quella di “mamà” (mamma) e di “mamar” (succhiare il
latte). Temuco è la piovosa città del Sud dove Neruda trascorse l’infanzia e l’adolescenza.
Fabbri Editori, 1997
Introduzione, scelta, traduzione e note di Roberto Paoli
1 commento:
La più bella poesia che è dedicata ad una donna. Maria Grazia Armone
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