sabato 11 ottobre 2014

Giorgia Stecher - Album - I

Quando in un mercatino ho trovato questo libello, buttato in un mare di volumi inutili, raccolte monumentali di brutte cose premiatissime e di nessun valore, ho capito quanto è potente la poesia. 
La poesia sopravvive anche all'ingiuria.
Non conosco la storia personale della Stecher, ma posso immaginare perché l'abbiano oscurata. Forse era troppo attraente per essere credibile, forse troppo intelligente per essere plasmabile. 
Un fatto su cui rifletto spesso, riguardo alla posizione delle donne nel mondo "visibile" della poesia.
Purtroppo si tratta di politica, anche qui, però la poesia vera se ne infischia, sgomita sulle bancarelle dei mercatini e sceglie con chi vuole stare.


Sono sempre con me

Sono sempre con me
quelli che se ne andarono
inghiottiti dal gelo della notte!
Alcuni sedevano miti sulla soglia
guardando il dispiegarsi degli eventi
in recondite stanze architettati
Altri solcavano la vita
col passo trionfante distribuendo
fulmini e blandizie tutti
però credendo di avere nel forziere
una fetta cospicua di minieternità.
Un turbine li spazzò via uno ad uno
nel volgere di un giorno! Di loro
ben poco è rimasto
oltre alla cineteca del ricordo
a cui ho accesso io sola
ed all'antologia delle canzoni
che zufolo nell'intento di evocarli.

venerdì 3 ottobre 2014

Sarah Kirsch




Trauriger Tag

Ich bin ein Tiger im Regen
Wasser scheitelt mir das Fell
Tropfen tropfen in die Augen

Ich schlurfe langsam, schleudre die Pfoten
Die Friedrichstraße entlang
Und bin im Regen abgebrannt

Ich hau mich durch Autos bei Rot
Geh ins Café um Magenbitter
Freß die Kapelle und schaukle fort

Ich brülle am Alex den Regen scharf
Das Hochhaus wird naß, verliert seinen Gürtel
(ich knurre: man tut was man kann)

Aber es regnet den siebten Tag
Da bin ich bös bis in die Wimpern

Ich fauche mir die Straße leer
Und setz mich unter ehrliche Möwen

Die sehen alle nach links in die Spree
Und wenn ich gewaltiger Tiger heule
Verstehn sie: ich meine es müßte hier
Noch andere Tiger geben


Giorno triste

Sono una tigre nella pioggia
L'acqua mi spartisce il pelo
Le gocce gocciolano negli occhi

Mi trascino lenta, barcollo sulle zampe
lungo la Friedrichstraße*
e sono al verde nella pioggia

Mi sperdo tra le auto ferme al rosso
Entro nel Caffè per un amaro
Divoro la Kapelle* e barcollo via

Ruggisco contro Alex* la pioggia tagliente
il grattacielo si bagna, perde la sua cintura
(Ringhio: si fa quel che si può)

Ma piove il settimo giorno
e sto male fino alle ciglia

Soffio contro me la strada vuota
E mi siedo sotto i gabbiani onesti

Quelli vedono tutti a sinistra nella Sprea*
E quando io tigre possente piango
capiscono: penso che qui avrebbero dovuto
esserci altre tigri.


*Sulla Friedrichstraße si trovava il Checkpoint Charlie, uno dei passaggi al limite fra la zona di Mitte (a Berlino Est) e di Kreuzberg (a Berlino Ovest).

*La Kapelle è la Cappella della Riconciliazione, una chiesa nel quartiere Mitte che fu inglobata nel Muro nel 1961 e non fu più accessibile alla comunità della Berlino Occidentale, perché situata nella cosiddetta “striscia della morte”.

*Der Alex, così viene chiamata Alexanderplaz dai berlinesi.

*Il fiume Sprea  fungeva da confine naturale, un tratto del muro di Berlino correva parallelamente al fiume.





 Der Schnee liegt schwarz in meiner Stadt


Der Schnee liegt schwarz in meiner Stadt
Die Hunde gehn voll Schlamm und Rauch
Die Menschen sind um diese Zeit
Auf ihrem breiten Chaiselongue
Und essen warmes Brot

Nur Tauben brüllen auf dem Dach
Die suchen in den Schuppen Schutz
Sie denken schon ans nächste Nest
Und rupfen eine Feder los
Und legen sie ins Ziegelfach

Ich gehe aus im schwarzen Pelz
Ich red den Hunden freundlich zu
Da heulen sie und wedeln matt
Und zeigen mir den weißen Schnee
Der auf dem Judenfriedhof ist



La neve è nera nella mia città

La neve è nera nella mia città
I cani vagano pieni di fango e fumo
Gli uomini in questo tempo stanno
Sulla loro vasta chaise longue
E mangiano pane caldo

Solo i piccioni tubano sul tetto
Cercano riparo nei capannoni
Pensando già al prossimo nido
Si strappano una piuma
E la mettono fra le tegole

Io esco in pelliccia nera
Parlo ai cani amichevolmente
perché piangono e scodinzolano stanchi
e mi mostrano la neve bianca
che è sopra il cimitero ebraico





Sarah Kirsch

Sarah Kirsch nacque col nome di Ingrid Bernstein a Nordhausen in Turingia, il 16 aprile del 1935, da un accanito sostenitore della politica hitleriana. Crebbe nelle vicinanze del Campo Dora, un distaccamento del campo di concentramento di Buchenwald,  costruito pochi anni dopo la sua nascita.
Sin da giovane, per contrastare l'antisemitismo dei genitori, cambiò il suo nome in Sarah.
Studiò dapprima biologia ad Halle e in seguito letteratura a Leipzig.
Nel 1960 sposò lo scrittore Rainer Kirsch con il quale pubblicherà,  nel 1965, il volume in versi  “Gespräch mit der Saurier” (Dialogo col dinosauro) . Dal 1965 i due vissero ad Halle come scrittori freelance e Sarah divenne membro della Unione degli Scrittori della Repubblica Democratica Tedesca. 
Quando la coppia divorziò, nel 1968, Sarah si trasferì a Berlino Est dove ebbe un figlio da una breve relazione con lo scrittore Karl Michel.
Nel 1976 prese parte attiva nella protesta contro l'espulsione del poeta dissidente Wolf Biermann dalla Germania Orientale. Di conseguenza, nel 1977 lei stessa dovette lasciare il Paese e si trasferì a Berlino Ovest.
Dal 1983 ha trascorso la sua vita  nello Schleswig-Holstein dove è morta dopo breve ma grave malattia il 5 maggio 2013.



Per comprendere la poetica di Sarah Kirsch non si può prescindere dalla storia, dalla sua storia personale e dalla sua condizione di poeta sotto un regime totalitario. Caratteristico del suo stile è l'uso sapiente della metafora: le immagini  partono dall'osservazione del dato oggettivo per poi astrarsi, sublimare, virare verso direzioni impensate e sorprendenti. La sua poesia è fondata generalmente sul verso libero, le rime sono quasi assenti o non utilizzate secondo le regole, gestite in funzione di una maggiore resa di senso. Gioca un ruolo fondamentale il ritmo  quasi “respiratorio” conferito ai testi, per lo più privi di punteggiatura,  attraverso estensioni e contrazioni dei  versi che creano un flusso o una mancanza di respiro, e poi il richiamo di suoni in assonanze e consonanze  tra le parole in un linguaggio che combina espressioni spesso specialistiche o colte con coloriture sonore del parlato popolare. 

La due poesie proposte fanno parte della sua prima raccolta “Landaufenthalt” (Permanenza in patria) 1969