martedì 19 dicembre 2017

Luigi Di Ruscio



Con la fine degli umani
i grattacieli si copriranno
improvvisamente di licheni spumosi
gli asfalti inizieranno fioriture
che richiameranno gli insetti più luminosi
nessun gatto
rischierà di venire castrato
nell’universo rimarrà lo splendente ricordo
di essersi visto con l’occhio umano.










Su PASSIONE POESIA 
CFR, Milano 2016
a cura di:
Sebastiano Aglieco
Luigi Cannillo
Nino Iacovella

da “L’Iddio ridente”, Zona, Arezzo, 2008




dal commento di Christian Tito

Quello che resta

[…]
Avendo avuto il privilegio di conoscerlo, credo di poterne ipotizzare i motivi che non sono soltanto legati alla riuscita tecnica, semantica e formale della poesia, ma sono profondamente connessi con l’intima visione del mondo del poeta.
[…]
La natura, senza l’uomo, finalmente liberata dal despota che si crede e dunque si comporta da onnipotente, sembra tornare a invadere festosamente gli stessi simboli che l’uomo ha lasciato sulla terra col suo arrogante passaggio, come gli asfalti e i grattacieli, tipici elementi di conquista del suolo e dell’aria.
Ma i versi che, personalmente, mi commuovono maggiormente e mi fanno ricordare quest’uomo con tenerezza e gratitudine profonde sono gli ultimi due: nell’universo rimarrà lo splendente ricordo / di essersi visto con l’occhio umano.
Ebbene, nonostante tutto, nonostante anche il suo professato e dubbioso ateismo, Di Ruscio, con questi versi, per la prima volta nel testo, associa la luce, la più splendente possibile per l’Universo, al ricordo, alla memoria di essere stato visto con l’occhio d’uomo. Quasi come a suggerire una sua personale fede che la specie umana ha, in fondo, in sé, la possibilità di contenere la vita e l’universo al massimo grado di pienezza e comprensione e, l’unica chiave per poterne gioire e consegnarsi in quella gioia alla memoria universale, è quella di riconoscere che l’universo non ha limiti, mentre lei ne ha e dovrebbe rispettarli.
[…]


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