venerdì 8 dicembre 2017

Federico Garcia Lorca - Tre poesie da "I sonetti dell'amore oscuro"




Sonetto del dolce lamento




Temo di perdere la meraviglia
dei tuoi occhi di statua e la cadenza
che di notte mi posa sulla guancia
la rosa solitaria del respiro.

Temo di essere lungo questa riva
un tronco spoglio, e quel che più m'accora
è non avere fiore, polpa, argilla
per il verme di questa sofferenza.

Se sei tu il mio tesoro seppellito,
la mia croce e il mio fradicio dolore,
se io sono il cane e tu il padrone mio

non farmi perdere ciò che ho raggiunto
e guarisci le acque del tuo fiume
con foglie dell'Autunno mio impazzito.







Il poeta parla al telefono con il suo amore




Nella dolce cabina lignea intrise
la duna del mio petto la tua voce.
Fu la primavera al sud dei miei piedi
e fior di felce al nord della mia fronte.

Cantò un pino di luce in quello spazio
esiguo senza aurora e senza seme
e il mio pianto intessé una prima volta
corone di speranze verso l'alto.

Voce dolce e lontana in me versata.
Voce dolce e lontana assaporata.
Voce dolce e lontana che si smorza.

Lontana! una ferita cerva oscura,
Dolce! come un singhiozzo nella neve.
Lontana e dolce, infissa nel midollo!







Oh voce occulta dell'amore oscuro




Oh voce occulta dell'amore oscuro!
oh belato senza lana, oh ferita,
camelia sfiorita, ago di fiele,
flusso senz'acqua, città senza mura!

Oh notte immensa di linea sicura,
monte celeste di protesa angoscia!
Cane nel cuore, oh voce inseguita!
Silenzio senza fine, iris maturo!

Voce ardente di gelo, via da me!
Non farmi perdere nella sterpaglia
dove gemono carne e cielo sterili.

Libera il duro avorio della testa,
pietà di me, spezza il mio dolore!
Perché sono natura, sono amore!







da GARCIA LORCA "i sonetti dell'amore oscuro"

Tascabili Economici Newton, 1992

A cura di Claudio Rendina

Testo spagnolo a fronte

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