VORAGINI ED APPIGLI di Nicola Romano
Ed. Pungitopo, 2016
prefazione di Giorgio Linguaglossa
Quasi una sequenza epigrammatica questi brevi testi che
compongono la plaquette “Voragini ed appigli” di Nicola Romano, tutti declinati
in settenari, metro di rispettabile ascendenza se consideriamo che è stato
usato non soltanto per testi di tradizione burlesca ma parimenti per
componimenti come l’ode, la canzone, la ballata. Romano li adotta per
sviluppare una tematica di carattere intimistico-riflessivo, quasi un colloquio
con se stesso che gli consente di mettere a fuoco gli aspetti della realtà che lo circonda, tanto in ambito sociale
quanto nella sfera del privato. Ma quando torneremo/ al centro delle cose/
dentro quel solco antico/ che luce diede al mondo? recita accorato nello
spaesamento di un contesto di parole gridate e di discorsi confusi e fuorvianti.
E nella dimensione macrostorica in cui è immerso, il poeta si ritaglia la sua
microstoria, camminando sulle parallele come saggio equilibrista. Una
pensosità quieta e consapevole lo
accompagna al centro di quell’età che
non è più di facili incantamenti e non è ancora di resa senza resistenza: “Ma
torneranno giubili/ e danze nei cortili/ per i giovani affranti/ se si
reincarna il tempo/ (ma noi non ci saremo). Nella sua nota introduttiva Giorgio
Linguaglossa sostiene che fra la poesia di Nicola Romano e la società si è operato un divorzio storico. A mio
avviso, più semplicemente, credo che fra il poeta e la società la spaccatura non sarà mai definitiva nella misura in cui egli
continuerà ad avvertirne le
tensioni.
(Anna Maria Bonfiglio)
Poesia che ha una straordinaria continuità di ritmo e di
struttura e, contemporaneamente, una singolare varietà e ricchezza di
situazioni, vicende, giudizi ora ironici, ora amari, ora commossi, di sentenze,
di "trouvailles" improvvise, fascinose.
(Giorgio Bàrberi Squarotti)
*
In fin dei conti
so radunare al meglio le parole
traggo quelle che affiorano
dal caglio dei silenzi
ed ascolto fonèmi
rime dal mezzo e afèresi
solfeggio accenti e sillabe
d’un verso martelliano
ma… quando incombe l’ora
di quel prossimo mio
come me stesso
che con mani feroci
cava il bene dagli occhi
e tracotante spazza
l’integrità e la pace
si spappola il precordio
tracollo in un deliquio
e non ho più par…
*
Percuotendo la pula
forse affiorano chicchi
di letizie perdute
o di lampi di gioia
convertiti sul viso
Ricerca senza limiti
è il destino dell’uomo
tra arbusti ed acquitrini
ma di solito il vento
che sospinge la pula
lascia polvere ed aghi
sulla fronte rappresa
*
Ti scelgo e t’assaporo
nella notte ialina
come spicchio succoso
e ti carezzo l’orlo
opaco e venerino
Hai nel pube un diamante
che coglierò ansimante
con le mani furtive
e un impeto discreto
e mi dirai che è dolce
giocare a darsi amore
tra sussurri sgualciti
tu nonostante Luna
*
Il tempo d’un buongiorno
già pigola un trambusto
e sfogli previsioni
sui guadi di giornata
metti in fila i percorsi
per non trovarti alfine
lucertola che svia
scorri attento gli appunti
segnati a marginalia
mentre giunge un vagone
di tegole inattese
e comprendi che è l’ora
d’andare verso il mare
per sorprendere l’onda
che stuzzica i pontili
*
Non sarai di nessuno
non dell’antico padre
e nemmeno dei figli
verdi ma già remoti
Non sarai delle stelle
troppo lontano il cuore
e neanche del mare
che t’assesta sul molo
fingendo panorami
Non sarai della gente
non sa scrutare dentro
distratta si compiace
del nulla che l’assorbe
Nicola Romano vive ed opera a Palermo. Giornalista
pubblicista, è stato condirettore del periodico “insiemenell’arte”e attualmente
collabora a quotidiani e periodici con articoli d’interesse sociale e
culturale. Con opere edite ed inedite è risultato vincitore di diversi concorsi
nazionali di poesia. Alcuni suoi testi hanno trovato traduzione su riviste
spagnole, irlandesi e romene. Con il circuito itinerante de “La Bellezza e la
rovina” ha recentemente partecipato a letture insieme a noti poeti italiani.
Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: I faraglioni
della mente (Vittorietti,1983); Amori con la luna (La bottega di Hefesto,1985);
Tonfi (Il Vertice,1986); Visibilità discreta (Ed. del Leone,1989); Estremo
niente (Il Messaggio,1992); Fescennino per Palermo (Ila Palma,1993); Questioni
d’anima (Bastogi,1995); Elogio de los labios (C.Vitale, Barcelona,1995); Malva
e linosa, haiku (La Centona,1996); Bagagli smarriti (Scettro del Re,2000;
Tocchi e rintocchi (Quaderni di Arenaria,2003); Gobba a levante
(Pungitopo,2011).
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