Foto di Beniamino Procaccini |
Miniantologia
* Ciao, Papà
* Alexis
* Inviato Speciale. 1
* Inno alla Fatica
* Desert Fox
* E ti dico tutto questo
* Onna
CIAO, PAPA’
No,
no, perché questa commozione?
ammira
piuttosto il movimento della lacrima:
sotto
una girandola di calmissimi fiocchi
sotto
l’anglosassone eleganza dei bianchissimi tigli
lungo la guancia sulla foglia
quindi su tre fili d’erba stillando
facendoli
ondulare poi la inghiotte il manto bianco.
Sorridi
dalla radice a quel lieve sussulto.
ALEXIS
Dalla
mia brughiera senza un’anima viva
mamma,
mi
godo il silenzio i vetri chiusi la distanza
e
ti cerco i capelli:
ho
sempre il cuore rigato da quelle parole
(ancora
un giorno chiusa in casa da sola)
da
gente e visioni zeppe di punteruoli:
ho
voglia di dare inaudite carezze
(ti cerco di nuovo i capelli)
metto
su una musica di pianoforti e tubular bells:
intanto
ti mando Alexis, il mio primo figlio
insieme
al resto del racconto lancinante di giostre e bandoneon.
Perdonami
mamma, ma io sono morto per il giorno.
INVIATO SPECIALE. 1
Si
può ancora girare sollevare il bavero sul collo
indossare
un giaccone yachting, comodo e veloce
e
scarponcini caldi saldi, gli occhi carichi di sonno
ma
nonostante tutto la barba già fatta
e missili tutt’intorno
e
artiglieria pesante mine nell’erba
il
ronzare elettronico di elicotteri telecamere
e caccia
e
nonostante tutto l’aroma profondo il caffè
nella mattina tersa
il
dolcissimo aroma il tabacco e
io
nonostante tutto mi fermo un attimo lo sento
battere
titillo
il dolce del dolce, l’assurdo, sorrido
e
mormoro
“ne
valeva la pena ne vale sempre la pena”
tra
Assìm che cade e il fischio delle pallottole.
INNO ALLA FATICA
ma
tu esonerami ti prego
che
io sono stato deputato non solo a sentire
ma anche a dire
e
sentilo come cresce il rimbombo
delle
grandi coazioni
l’approfondirsi
pacato
e inarrestabile delle grandi percezioni
sentilo
come vive il miracolo del dolore il miracolo
della gioia
il
miracolo della bellezza il miracolo della fatica
come
vive il miracolo della morte e il mio,
continuare
quest’assurda sfida
e
sentilo il peso di questo tronco in piena clavicola
come
vive il miracolo di impreziosirlo con la voce.
ma tu esonerami ti prego,
fammi
piuma pioppo ginestra fammi
baluginio
celesteargento tra il bianco della ghiaia
e il verde delle querce
aggiungi una nuova nota alla grande
intonazione
migliora la tua perfezione
dichiara
aggiunta
la nuova figura dell’angelo apprendista
al
popolo degli uomini.
DESERT
FOX
(Merry
Christmas)
Eccola
lì, nel rettangolo della finestra
tra
l’ulivo sull’orto pensile di Palmina
il
lauro e il mio pesco che dorme
eccola
lì strettissima lunga e dritta, velocissima
uno
uno sbaffo perfetto nel cielo celeste nel
nel
cielo turchino già pronto a riaccogliere la cometa di Betlemme
qui
è già tutto una carezza, con le prime luci a forma di stella
con
quelle a forma di pigna, con le luminarie intermittenti a mò di
pupazzo
cento
pupazzi colmi di luce lungo l’abete nel giardino di Quinto
eccola
la scìa
stanotte
ci ricorderà suoni, feroci nomi, precise destinazioni:
B1 Tornado
e
ribolle lo sterminato ricordo dell’esercito di Dario.
E
TI DICO TUTTO QUESTO
e
ti dico tutto questo perché lo sa bene
l’acqua
santa di questo pianoforte
come
ormai solo certa musica, o l’approfondirsi della parola,
possa
celebrare nuovi battesimi ogni volta che la morte
riverbera dal nitore del peso
e
ci piega pericolosamente l’inclinazione della fronte.
ONNA
poi
si esaudì la misericordia del mio dio
ma
la madre terra matrigna come sempre
ne
pretese per sé almeno altri trecento
mentre
io avevo urlato e urlato
e
urlato
«eccomi prendi pure solo io».
Gli
uomini non sanno più che farsene né dell’ombra né degli angeli
dello
sguardo sbilenco che mette a soqquadro, dello sguardo
che
colma di vera luce tutto questo vuoto dorato
ora
qui è mozzafiato
lo
scenario delle tendopoli
la
replica della commovente fratellanza
ora
qui io
che
già ero senza casa senza lavoro senza denaro
accolgo
e benedico
ripeto: accolgo e benedico
perché finalmente si potrebbe
tutti insieme farla finita
col miele, con l’antico inganno delle radici,
perché finalmente si potrebbe
tutti insieme
urlare il nostro amen come si
deve
e
ricostruire un vero altrove direttamente nel cuore dell’esilio.
Antonio Alleva
(...Un colpo, un colpo solo, una per ogni tappa di pubblicazione.)
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