Con la fine degli umani
i grattacieli si copriranno
improvvisamente di licheni
spumosi
gli asfalti inizieranno fioriture
che richiameranno gli insetti più
luminosi
nessun gatto
nell’universo rimarrà lo
splendente ricordo
di essersi visto con l’occhio
umano.
Su PASSIONE POESIA
CFR, Milano 2016
a cura di:
Sebastiano Aglieco
Luigi Cannillo
Nino Iacovella
da “L’Iddio ridente”, Zona, Arezzo, 2008
dal commento di Christian Tito
Quello che resta
[…]
Avendo avuto il privilegio di
conoscerlo, credo di poterne ipotizzare i motivi che non sono soltanto legati
alla riuscita tecnica, semantica e formale della poesia, ma sono profondamente
connessi con l’intima visione del mondo del poeta.
[…]
La natura, senza l’uomo,
finalmente liberata dal despota che si crede e dunque si comporta da
onnipotente, sembra tornare a invadere festosamente gli stessi simboli che
l’uomo ha lasciato sulla terra col suo arrogante passaggio, come gli asfalti e
i grattacieli, tipici elementi di conquista del suolo e dell’aria.
Ma i versi che, personalmente, mi
commuovono maggiormente e mi fanno ricordare quest’uomo con tenerezza e
gratitudine profonde sono gli ultimi due: nell’universo
rimarrà lo splendente ricordo / di essersi visto con l’occhio umano.
Ebbene, nonostante tutto,
nonostante anche il suo professato e dubbioso ateismo, Di Ruscio, con questi
versi, per la prima volta nel testo, associa la luce, la più splendente
possibile per l’Universo, al ricordo, alla memoria di essere stato visto con
l’occhio d’uomo. Quasi come a suggerire una sua personale fede che la specie
umana ha, in fondo, in sé, la possibilità di contenere la vita e l’universo al
massimo grado di pienezza e comprensione e, l’unica chiave per poterne gioire e
consegnarsi in quella gioia alla memoria universale, è quella di riconoscere
che l’universo non ha limiti, mentre lei ne ha e dovrebbe rispettarli.
[…]
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