martedì 13 febbraio 2018

Nina Cassian - Cinque poesie d'amore "rosso sangue" -







Perché tu non mi ami




Sorrido - e il sorriso mi cola e langue
dalle labbra, come un fil di sangue
perché tu non mi ami.

Danzo - e le mie braccia sono due ancore
che strascico al suolo. Sbianco
perché tu non mi ami.

Fumo - e il fumo, nel panico dell'ora,
mi strozza come la sciarpa di Isadora
perché tu non mi ami.








Faccia a faccia




Aspettavo questo istante, faccia a faccia,
un viaggio verso una meta che ci separa;
faccia a faccia, con sembianze di violenta reciprocità,
le mani consumate dal sangue che non osano baciarsi,
gli abiti che non ardiscono tendere al rosso,
le bocche aggirate dalla parola
che porta giorno e sera sulle cose.
Eccoci dunque, faccia a faccia, allontanarci
con tutta l'incomprensione di cui siamo capaci,
in un'avversione per la specie tale che
quando il treno ci getta l'uno nelle braccia dell'altro
ci si rivela la morte,
come forse capitò ai mammut
nel fare il balzo nell'era successiva.








L'incidente




La luce sbatte contro i muri, sbalza,
scivola nel bicchiere, guizza via strozzata,
urta le mie iridi che flebili risuonano, dolenti,
poi si ritrae, torna indietro e arriva
alla tua bocca liscia come vetro, la frantuma,
sulla tua bocca si disegna una nervatura nera,
siamo gravemente feriti tutti e due, la luce
imita il nostro sangue.








Sangue




Ah, ricordo ancora bene quel dolore!
la mia anima colta di sorpresa
saltava come una gallina con la testa mozza.
Tutto era schizzato di sangue, la strada, il tavolo del locale
e soprattutto le tue mani incoscienti.
I miei capelli si erano sparpagliati e roteavano
come mostri tra i bicchieri,
ci si attorcigliavano come intorno a respiri trattenuti
e danzavano verticali, sibilanti
e ricadevano ai tuoi piedi, giustiziati.
Ah, ricordo bene che ho sorriso atrocemente,
sfigurandomi per somigliar di più a me stessa
e che ho gridato una volta soltanto
quando da tempo non c'era più nessuno
e la luce si era spenta
e il sangue dai tavoli era svanito.








Rosso perpetuo




Rosso sangue, diurno, notturno,
febbre della specie innamorata.
Il grande albero interiore
ci trasmette foglie tragiche.

È una memoria rossa, rossa,
che sorge, che tramonta,
dal vitale, costante panico,
fino al supremo suo soggiogamento.

Rosso da rosso, rosso al rosso
rotea lo spettro elevato.
Il sangue schiavo dell'uno s'innalza
libero nel sangue dell'altro.









da: "C'è modo e modo di sparire" Poesie 1945 - 2007
Adelphi Edizioni 













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