Gennaio.
Velo di neve sull’erba e sulla
ghiaia
e ci sono ancora i saltelli dei passeri
verso le granaglie, verso le molliche del pane.
C’era ancora la sinuosa bellezza dei cipressi
ancora il celeste che per foulards, per schegge
tra il grigio perla
e il bianco che incappuccia le montagne.
Ore 14, minuscolo cimitero di campagna.
A coronare l’impossibile sogno di Mallarmé
ci pensa la parola nivea dei lumini eterni,
la parola paterna dei lumini eterni,
e l’ultimo verso spetta al cancello fermée:
a quest’ultimo appunto sul tema della fatica
ché anche qui vigono l’immobilità e il fervore
ché anche qui mi hanno confessato che attendono
con una certa ansia
il martedì
giorno
del turno di riposo.
da: "Ultime corrispondenze dal villaggio"
Ed. Il Ponte del Sale, 2016
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