giovedì 10 maggio 2018

Letture: "Louis" di Luigi D'alessio





Louis
Luigi D’Alessio
RPlibri, 2017




L’opera, si apre con un prologo, un moderno proemio che polarizza, sin dall’immediato, l’interesse del lettore sul rapporto dialogico tra un io narrante anonimo e un io narrato che ha nome Louis, il soggetto agente, di cui si parla al passato, cui è demandato l’onere di esistere in un quando doloroso, in un mondo vedovo, vagando “da un bar a un bar” a innamorarsi “per nullafacenza” di bariste e badanti russe delle quali non s’innamora, leggendo  la poesia di Eliot , di Montale, della Rosselli, ascoltando musica di Mahler, Beethoven, Chopin, Miles Davis, per poi rivelare che lui, della musica, ascolta  “il fruscio”.
Ma la vera protagonista è un’assenza, una lei che non ha nome e molti nomi epici, è Clizia, Fedra, Selene, persino un Odisseo al femminile cui sono indirizzati versi, lettere non scritte da “un Calipso” che dispera il suo ritorno.
L’autore maneggia le parole con la perizia di una merlettaia di lungo corso che, con dita agili e sicure, intreccia centinaia di fuselli, esegue nodi, legature, getti, punta con precisione ogni spillo.
Ne risulta un tessuto narrativo compatto, coerente, inoppugnabile. 
Un dettato in cui, tratti meditativi, tensione lirica, riflessioni sapienziali raggiungono apici altissimi per poi lasciarsi stemperare dallo sguardo ironico, talvolta canzonatorio, dell’io narrante.
Una scrittura alta, dunque, che seduce e convince per le oscillazioni fra memoria e visione sapientemente calibrate, per la salda aderenza al proprio centro d’ispirazione. Questo Louis è "necessario" come afferma, a ragione, Valentino Fossati nella sua accuratissima postfazione, necessario all'autore l'artificio che consenta l'affondo nell'intimo guardandosi da fuori, necessario al lettore che, se Louis non fosse stato scritto, ne sentirebbe la mancanza.


Maria Grazia Di Biagio




*


Louis fumava
sempre una sigaretta
prima del caffè.
Ma quella mattina Louis
mentre con la sigaretta
attendeva di entrare al bar
mi disse di averla vista
col giornale a un tavolino.


Louis parlava chiaro:
sostenne di averla vista
ma non c’era.




*


Louis per agevolarsi
sul lavoro
– restaurava l’inconscio,
mi disse stava leggendo
solo quelle poesie in cui
il primo verso era
espresso dall’ultimo.

Louis mi sorprese molto.
Louis mi fece riflettere
sul perché nella realtà
la fine non corrisponde
mai all’incipit.




*


Louis era molto dubbioso
sul Sempre. Preferiva l’Oltre.

Si salutarono
per l’ultima volta.
Louis mi disse
che ci fu un’altra ultima volta.

Louis aggiunge che
ci fu un’ulteriore ultima volta
della penultima volta.

Allora Louis si chiese
che senso avesse l’eternità.




*


Louis si innamorò
di una badante russa.
Ma non mi innamorai, disse Louis.
L’ho vista sulla panchina
leggere Gor’kij e ho pensato
che il futuro può essere una occorrenza
un bisogno – disse Louis
del presente.




*


A proposito di nomi
Louis era convinto
che Alfredo, Vincenzo, Gennaro
avessero il nome degli Alfredi
Vincenzi, Gennari.

Louis me lo disse perplesso:
una sua amante di nome Aurora
fini con è subito sera.
Poi Louis si convinse
che tutto è coerenza:
un verso come il nome
giustifica la poesia.




*

  
Louis mi disse ma non disse niente.
Louis si spostò in avanti
io rimasi alla ringhiera come se lui
si stesse guardando di spalle. Poi Louis
mi offrì una sigaretta.
Per favore non muoverti da qui
bada tu al mare – mi disse Louis
io mi devo occupare del silenzio
di chi conosce il canto delle sirene.

Positano, Il San Pietro
4 ottobre 2017.

(Credo si pensi per baluginii di azioni.
Me ne accorgo dopo che ho scritto
senza scriverti. La scrittura a me mia,
intimamente diretta a te, alla lettura
mi fa spettatore di un inatteso replay
senza ricordare il dettato cui mi aveva sottoposto
una sconosciuta volontà

di tue gambe le tue
con la conseguenza dei seni quel neo
isola mattutina nell’arcipelago della schiena.

Credo di pensarti impiegando un tempo intervallo.
Che anziché situarsi tra due tempi, come
tra un primo e secondo atto
in cui l’intervallo è il presente di sé, qui invece
la pausa coagula tutto in un pretesto di eventi mancanti:

una febbrilità nella voce, due polpastrelli
alla circonferenza oblubinata di un orecchio
il dorso della mano sul pelo dell’acqua e
grana la pelle all’ingresso dei glutei.

Un tempo insomma simile all’attimo
tra lo squillo e il pronto. Dove la sospensione
predomina e d’improvviso persiste alla voce,
di un qualsiasi Mi manchi
dal telefono giungesse o giungerebbe
...)




*

Louis quando si innamorava
era un disastro.
Non che lo dica io, veniva
affermato da Louis stesso
con vari esempi di scritture
del tipo – mi fece leggere Louis

Io. Tu. Noi.
Noi. Tu. Io.
Dove tu dove io
non so.




*

Louis alla fine Louis
fotografava mosche
Louis non che fotografasse mosche
ma, come dire, Louis
fotografava mosche, Vedi?
mi disse Louis
mostrando la foto di una pagina
volevo adagiarmi sul suo corpo,
i capelli le labbra
ricordare dalle dita ai piedi,
e una mosca 
si è posata sul suo corpo.











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