Si rivolge all'intera dimensione del mondo, nel suo senso più ampio e profondo possibile, come parlasse a un bambino e lo incita a far del bene: lo fa con una fiaba il cui 'lieto fine' in realtà è affidato a un koan che non ha soluzione sul mero piano del pensiero, ma proprio solo nell'agire concreto della vita che difatti è sempre una relazione con un'alterità, anche in seno a se stessi, e supera qualsiasi concetto meramente mentale verso un'ulteriorità sempre nuova, che va oltre l'ego e ogni psicologismo in cui rischia appunto di sclerotizzarsi e rimaner rinchiuso, morendo.
Ulisse Fiolo
esisti buonamente,
fa' che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che ogni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso in me stesso.
Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male sbozzolato
fossi io indigesto male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu «santo» e «santificato»
un po' più in là, da lato, da lato.
Fa' di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa' buonamente un po';
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.
Su, munchhausen.
3 commenti:
MIA VITA
Mia vita, a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.
Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.
(E.Montale)
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