Un regalo prezioso da parte dei Poeti del Blog La presenza di Erato
Guido Cavalcanti
scelto da Luciano Nota
Tu m'hai sì piena di dolor la mente
Tu m'hai sì piena di dolor la mente,
che l'anima si briga di partire,
e li sospir che manda 'l core dolente
mostrano agli occhi che non può soffrire.
Amor, che lo tuo grande valor sente,
dice: "E' mi duol che ti convien morire
per questa fiera donna, che niente
par che piatate di te voglia udire".
I' vo come colui ch'è fuor di vita,
che pare, a chi lo sguarda, ch'omo sia
fatto di rame o di pietra o di legno,
che si conduca sol per maestria
e porti ne lo core una ferita
che sia, com'egli è morto, aperto segno.
che l'anima si briga di partire,
e li sospir che manda 'l core dolente
mostrano agli occhi che non può soffrire.
Amor, che lo tuo grande valor sente,
dice: "E' mi duol che ti convien morire
per questa fiera donna, che niente
par che piatate di te voglia udire".
I' vo come colui ch'è fuor di vita,
che pare, a chi lo sguarda, ch'omo sia
fatto di rame o di pietra o di legno,
che si conduca sol per maestria
e porti ne lo core una ferita
che sia, com'egli è morto, aperto segno.
Umberto Saba
scelto da Pasquale Balestriere
ULISSE
Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d'onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d'alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l'alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
Leonardo Sinisgalli
scelto da Nazario Pardini
Chi ama non riconosce
Chi ama non riconosce, non ricorda,
trova oscuro ogni pensiero,
è straniero a ogni evento.
Mi sono accorto più tardi
di tutti gli anni che l'aria
sul colle è già più leggera,
l'erba è tiepida di fermenti.
Dovevo arrivare così tardi
a non sentire più spaventi,
pestare aride stoppie, raspare
secche murate, coprire la noia
come uno specchio col fiato.
Sono un uccello prigioniero
in una gabbia d'oro. La selva
variopinta è senza colore per me.
L'anima s'è trovata la sua stanza
intorno a te.
Mi sono accorto più tardi
di tutti gli anni che l'aria
sul colle è già più leggera,
l'erba è tiepida di fermenti.
Dovevo arrivare così tardi
a non sentire più spaventi,
pestare aride stoppie, raspare
secche murate, coprire la noia
come uno specchio col fiato.
Sono un uccello prigioniero
in una gabbia d'oro. La selva
variopinta è senza colore per me.
L'anima s'è trovata la sua stanza
intorno a te.
Cesare Pavese
scelto da Luigi Paraboschi
AGONIA
Girerò per le strade finché non sarò stanca morta
saprò essere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa.
Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero : soltanto, mi sento più forte
che il mio corpo, e un tremore più freddo accompagna il mattino.
Son lontani i mattini che avevo vent'anni.
E domani, ventuno : domani uscirà per le strade,
ne ricordo ogni sasso e le striscie di cielo.
Da domani la gente riprende a vedermi
e sarò ritta in piedi e potrò soffermarmi
e specchiarmi in vetrine. I mattini di un tempo,
ero giovane e non lo sapevo, e nemmeno sapevo
di essere io che passavo – una donna, padrona
di se stessa. La magra bambina che fui
si è svegliata da un piano durato per anni :
ora è come quel pianto non fosse mai stato.
E desidero solo colori. I colori non piangono
sono come un risveglio : domani i colori
torneranno. Ciascuna uscirà per la strada,
ogni corpo un colore – perfino i bambini.
Questo corpo vestito di rosso leggero
dopo tanto pallore riavrà la sua vita .
Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi
e saprò d'esser io : gettando un'occhiata,
mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino,
uscirò per le strada cercando i colori.
saprò essere sola e fissare negli occhi
ogni volto che passa e restare la stessa.
Questo fresco che sale a cercarmi le vene
è un risveglio che mai nel mattino ho provato
così vero : soltanto, mi sento più forte
che il mio corpo, e un tremore più freddo accompagna il mattino.
Son lontani i mattini che avevo vent'anni.
E domani, ventuno : domani uscirà per le strade,
ne ricordo ogni sasso e le striscie di cielo.
Da domani la gente riprende a vedermi
e sarò ritta in piedi e potrò soffermarmi
e specchiarmi in vetrine. I mattini di un tempo,
ero giovane e non lo sapevo, e nemmeno sapevo
di essere io che passavo – una donna, padrona
di se stessa. La magra bambina che fui
si è svegliata da un piano durato per anni :
ora è come quel pianto non fosse mai stato.
E desidero solo colori. I colori non piangono
sono come un risveglio : domani i colori
torneranno. Ciascuna uscirà per la strada,
ogni corpo un colore – perfino i bambini.
Questo corpo vestito di rosso leggero
dopo tanto pallore riavrà la sua vita .
Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi
e saprò d'esser io : gettando un'occhiata,
mi vedrò tra la gente. Ogni nuovo mattino,
uscirò per le strada cercando i colori.
Salvatore Toma
scelto da Abele Longo
Il maiale
Il maiale
era lì che mi guardava.
Il macellaio
faceva finta di niente
e gli girava intorno indeciso
col coltello allucinato.
Voltai l’angolo
il maiale pareva
implorarmi a restare
posando alla catena
come un lupo in olfatto.
Così rimasto incantato
non sentì il coltello
forargli la gola
e non vide il sangue
colargli a dirotto.
Era tutto concentrato
a rivedermi apparire.
era lì che mi guardava.
Il macellaio
faceva finta di niente
e gli girava intorno indeciso
col coltello allucinato.
Voltai l’angolo
il maiale pareva
implorarmi a restare
posando alla catena
come un lupo in olfatto.
Così rimasto incantato
non sentì il coltello
forargli la gola
e non vide il sangue
colargli a dirotto.
Era tutto concentrato
a rivedermi apparire.
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