Trauriger Tag
Ich bin ein Tiger im Regen
Wasser scheitelt mir das Fell
Tropfen tropfen in die Augen
Ich schlurfe langsam, schleudre die Pfoten
Die Friedrichstraße entlang
Und bin im Regen abgebrannt
Ich hau mich durch Autos bei Rot
Geh ins Café um Magenbitter
Freß die Kapelle und schaukle fort
Ich brülle am Alex den Regen scharf
Das Hochhaus wird naß, verliert seinen Gürtel
(ich knurre: man tut was man kann)
Aber es regnet den siebten Tag
Da bin ich bös bis in die Wimpern
Ich fauche mir die Straße leer
Und setz mich unter ehrliche Möwen
Die sehen alle nach links in die Spree
Und wenn ich gewaltiger Tiger heule
Verstehn sie: ich meine es müßte hier
Noch andere Tiger geben
Giorno triste
Sono una tigre nella pioggia
L'acqua mi spartisce il pelo
Le gocce gocciolano negli occhi
Mi trascino lenta, barcollo sulle zampe
lungo la Friedrichstraße*
e sono al verde nella pioggia
Mi sperdo tra le auto ferme al rosso
Entro nel Caffè per un amaro
Divoro la Kapelle* e barcollo via
Ruggisco contro Alex* la pioggia tagliente
il grattacielo si bagna, perde la sua cintura
(Ringhio: si fa quel che si può)
Ma piove il settimo giorno
e sto male fino alle ciglia
Soffio contro me la strada vuota
E mi siedo sotto i gabbiani onesti
Quelli vedono tutti a sinistra nella Sprea*
E quando io tigre possente piango
capiscono: penso che qui avrebbero dovuto
esserci altre tigri.
*Sulla Friedrichstraße si trovava il Checkpoint Charlie, uno
dei passaggi al limite fra la zona di Mitte (a Berlino Est) e di Kreuzberg (a
Berlino Ovest).
*La Kapelle è la Cappella della Riconciliazione, una chiesa
nel quartiere Mitte che fu inglobata nel Muro nel 1961 e non fu più accessibile
alla comunità della Berlino Occidentale, perché situata nella cosiddetta
“striscia della morte”.
*Der Alex, così viene chiamata Alexanderplaz dai berlinesi.
*Il fiume Sprea
fungeva da confine naturale, un tratto del muro di Berlino correva
parallelamente al fiume.
Der Schnee liegt
schwarz in meiner Stadt
Der Schnee liegt schwarz in meiner Stadt
Die Hunde gehn voll Schlamm und Rauch
Die Menschen sind um diese Zeit
Auf ihrem breiten Chaiselongue
Und essen warmes Brot
Nur Tauben brüllen auf dem Dach
Die suchen in den Schuppen Schutz
Sie denken schon ans nächste Nest
Und rupfen eine Feder los
Und legen sie ins Ziegelfach
Ich gehe aus im schwarzen Pelz
Ich red den Hunden freundlich zu
Da heulen sie und wedeln matt
Und zeigen mir den weißen Schnee
Der auf dem Judenfriedhof ist
La neve è nera nella
mia città
La neve è nera nella mia città
I cani vagano pieni di fango e fumo
Gli uomini in questo tempo stanno
Sulla loro vasta chaise longue
E mangiano pane caldo
Solo i piccioni tubano sul tetto
Cercano riparo nei capannoni
Pensando già al prossimo nido
Si strappano una piuma
E la mettono fra le tegole
Io esco in pelliccia nera
Parlo ai cani amichevolmente
perché piangono e scodinzolano stanchi
e mi mostrano la neve bianca
che è sopra il cimitero ebraico
Sarah Kirsch
Sarah Kirsch nacque col nome di Ingrid Bernstein a
Nordhausen in Turingia, il 16 aprile del 1935, da un accanito sostenitore della
politica hitleriana. Crebbe nelle vicinanze del Campo Dora, un distaccamento
del campo di concentramento di Buchenwald, costruito pochi anni dopo la sua nascita.
Sin da giovane, per contrastare l'antisemitismo dei
genitori, cambiò il suo nome in Sarah.
Studiò dapprima biologia ad Halle e in seguito letteratura a
Leipzig.
Nel 1960 sposò lo scrittore Rainer Kirsch con il quale
pubblicherà, nel 1965, il volume in
versi “Gespräch mit der Saurier”
(Dialogo col dinosauro) . Dal 1965 i due vissero ad Halle come scrittori
freelance e Sarah divenne membro della Unione degli Scrittori della Repubblica
Democratica Tedesca.
Quando la coppia divorziò, nel 1968, Sarah si trasferì a
Berlino Est dove ebbe un figlio da una breve relazione con lo scrittore Karl
Michel.
Nel 1976 prese parte attiva nella protesta contro
l'espulsione del poeta dissidente Wolf Biermann dalla Germania Orientale. Di
conseguenza, nel 1977 lei stessa dovette lasciare il Paese e si trasferì a
Berlino Ovest.
Dal 1983 ha trascorso la sua vita nello Schleswig-Holstein dove è morta dopo
breve ma grave malattia il 5 maggio 2013.
Per comprendere la poetica di Sarah Kirsch non si può
prescindere dalla storia, dalla sua storia personale e dalla sua condizione di
poeta sotto un regime totalitario. Caratteristico del suo stile è l'uso
sapiente della metafora: le immagini
partono dall'osservazione del dato oggettivo per poi astrarsi,
sublimare, virare verso direzioni impensate e sorprendenti. La sua poesia è
fondata generalmente sul verso libero, le rime sono quasi assenti o non
utilizzate secondo le regole, gestite in funzione di una maggiore resa di
senso. Gioca un ruolo fondamentale il ritmo
quasi “respiratorio” conferito ai testi, per lo più privi di
punteggiatura, attraverso estensioni e
contrazioni dei versi che creano un
flusso o una mancanza di respiro, e poi il richiamo di suoni in assonanze e
consonanze tra le parole in un
linguaggio che combina espressioni spesso specialistiche o colte con coloriture
sonore del parlato popolare.
La due poesie proposte fanno parte della sua prima raccolta
“Landaufenthalt” (Permanenza in patria) 1969
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