martedì 19 marzo 2019

L'amore di un padre: "La contessina" di Daniele Cavicchia






La contessina


Avevi circa quattro anni e prima di cena
avevamo inventato il gioco
del conte e della contessina
fingendo d'incontrarci in una strada elegante
ricca di lampioni e vetrine illuminate,
ben sapendo che si trattava dell'ingresso di casa,
ed io baciandoti la mano dopo l'inchino, dicevo:
- Contessina, che fortuna avervi incontrato,
poi, vedendoti un poco emozionata, aggiungevo:
- Dove siete diretta così elegante?
Tu a capo chino, radiosa ed ancora emozionata,
rispondevi: - A teatro, Conte.
- Posso accompagnarvi?, chiedevo sfacciatamente.
E tu la prima volta, incapace di menzogne,
hai risposto - Sarà un piacere, Conte.
Allora ho interrotto il gioco sconsigliandoti
di accettare il primo invito, che era opportuno
lasciare il Conte nel dubbio,
perché bisogna essere degni di un tesoro.
Ed abbiamo ripreso il gioco, ti ho baciato la mano
e di nuovo ti ho chiesto: - Contessina,
ma che bella sorpresa incontrarvi!
Dove siete diretta così elegante?
- A teatro Conte, a teatro con maman.
- E posso accompagnarvi?, ho osato.
- Un giorno, forse. Buonasera, Conte.
E ti sei allontanata con sicurezza
perché il tuo essere donna
non aveva bisogno di insegnamenti
ed io ero pentito di aver interrotto la tua spontaneità
ma non avrei sopportato se anche per gioco
qualcuno potesse ferirti.
Poi la mamma ci chiamava per cena e il reale tornava
ma già allora eravamo complici
e ogni sera si ripeteva il gioco, ed ogni sera inventavi
scuse nuove declinando l'invito
ed eri così misteriosa Contessina
che ogni mattina speravo di svegliarmi Conte.




Tratto da: Dal libro di Micol
Passigli Poesia, 2008




Nessun commento:

Posta un commento