Un grido lungo
di falco taglia l’aria -
m’inchioda al suolo.
Ero uno storno, un tempo -
oppure non si spiega.
Passi di gatto
ricamano la neve
sul davanzale.
Da uno scrocchio di ramo
precipita un silenzio.
Tanka #3
Non sono morti -
trattengono il respiro
i rami nudi.
Sotto le scorze nere
sorridono le foglie.
Tanka #4
All’improvviso
un nontiscordardimé
fa capolino.
Le cose minuscole
portano pesi immensi.
Tanka #5
Intanto piove
e abbevera l’erbaccia
assieme ai fiori.
Ora non so se sono
loglio, mughetto o pioggia.
Tanka #6
Le barche
vuote
mugugnano risacche –
chiasso di
assenze.
Affiorano da
morti
anemoni di mare.
Tanka #7
Zagare a Roma -
nel cuore di un palazzo
la primavera
si nasconde ai passanti
aspettando un ricordo.
Tanka #8
A fiotti bianchi
nevica dai mandorli –
fiorisce l’acqua.
Il tempo del distacco
prende lunghi respiri.
Sale il profumo
prima che l’occhio veda
i gelsomini.
Dei giorni che ho vissuto
la forma è nell’aroma.
2 commenti:
In questi epigrammi nulla va perso , tutto conta , tutto resta . Penso ai lirici greci , qui rivisitati modernamente con una densità espressiva sorprendente .
leopoldo attolico .
Carissimo Leopoldo, il tuo giudizio positivo e quello di Flavio Almerichi, che mi ha regalato un suo commento in altra sede,gratificano i miei sforzi su questi che considero modesti esercizi nati dalla scoperta della poesia giapponese e in particolare della poetessa contemporanea Makiko Kasuga, la quale ripropone il tanka come forma poetica più completa rispetto al più noto haiku. Rispetto a quest'ultimo, il tanka mi è più congeniale, in quanto possiede, oltre alla brevità volatile e direi mistica dello haiku, un accenno di narrazione che gli conferisce un respiro più ampio. Credo riesca a dare più possibilità di espressione a chi, da occidentale, si approccia a questo genere di poesia.
Ti sono infinitamente grata per il tuo prezioso apporto e per l'incoraggiamento.
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