giovedì 15 marzo 2018

"Per quieto vivere" di Massimiliano Smeriglio, letto da Antonietta Tiberia





Massimiliano Smeriglio, Per quieto vivere, Fazi editore, 2017



Sembra che nella capitale tutto sia possibile. Così succede che in un condominio popolare nell’ex borgata Garbatella (mai nominata ma perfettamente riconoscibile dagli indizi disseminati nelle pagine), il portiere abbia  un mistero da risolvere: trovare il responsabile della morte di sua nonna e il medaglione che lei portava al collo. Con il fantasma del passato che lo accompagna per mano, si mette dunque alla ricerca della verità.
Con una scrittura semplice e lucida, l’autore ci accompagna attraverso i pensieri del portiere e delle altre voci narranti, e ci svela confessioni che avremmo preferito non ascoltare: segreti ingombranti, dolorosi, di certi personaggi sfuggenti, individui convinti di essere soli, e unici, e di non avere da spartire con gli altri condomini se non i «buongiorno», i «che bel tempo c’è oggi» scambiati sui pianerottoli. Proprio come capita a tutti.
L’autore tiene con mano ferma tutti i fili di questa storia a più voci che va indietro nel tempo, con continui cambi di prospettiva, lessico familiare e dialetto molisano.
Questo libro racconta però anche un’altra storia: quella aspra di un uomo che combatte la propria solitudine e che ha dimenticato cosa sia il calore umano. Mentre nella strada aleggia un costante senso di minaccia, lui rimane aggrappato al suo lavoro, alle indagini personali, alla ricerca costante di un colpevole. È certo di trovare la soluzione.
Il romanzo di Massimiliano Smeriglio  è un viaggio nel lato oscuro dell’uomo, un’analisi un po’ dell’individuo e un po’ dei rapporti sociali, un po’ filosofia e un po’ giallo. Un thriller moderno, dunque, in una realtà in cui Internet  ha globalizzato anche il male. 

                        



Roma, 09/03/2018                                                    
           
           
           


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