Massimiliano
Smeriglio, Per quieto vivere, Fazi editore, 2017
Sembra che
nella capitale tutto sia possibile. Così succede che in un condominio popolare
nell’ex borgata Garbatella (mai nominata ma perfettamente riconoscibile dagli
indizi disseminati nelle pagine), il portiere abbia un mistero da risolvere: trovare il
responsabile della morte di sua nonna e il medaglione che lei portava al collo.
Con il fantasma del passato che lo accompagna per mano, si mette dunque alla ricerca della verità.
Con una scrittura semplice e lucida, l’autore ci accompagna attraverso i
pensieri del portiere e delle altre voci narranti, e ci svela confessioni che
avremmo preferito non ascoltare: segreti ingombranti, dolorosi, di certi
personaggi sfuggenti, individui
convinti di essere soli, e unici, e di non avere da spartire con gli altri
condomini se non i «buongiorno», i «che bel tempo c’è oggi» scambiati sui
pianerottoli. Proprio come capita a tutti.
L’autore tiene con mano ferma tutti i fili di questa storia a più voci che
va indietro nel tempo, con continui cambi di prospettiva, lessico familiare e
dialetto molisano.
Questo libro racconta però anche un’altra storia: quella aspra di un
uomo che combatte la propria solitudine e che ha dimenticato cosa sia il calore
umano. Mentre nella strada aleggia un costante senso di minaccia, lui rimane
aggrappato al suo lavoro, alle indagini personali, alla ricerca costante di un
colpevole. È certo di trovare la soluzione.
Il romanzo
di Massimiliano Smeriglio è un viaggio nel lato oscuro dell’uomo, un’analisi un
po’ dell’individuo e un po’ dei rapporti sociali, un po’ filosofia e un po’
giallo. Un thriller moderno, dunque, in una realtà in cui Internet ha globalizzato anche il male.
Roma,
09/03/2018
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