Renato Minore è nato a
Chieti nel 1944 e risiede a Roma, dove è il critico letterario del Messaggero. Ha
insegnato Teoria e Tecniche delle comunicazioni di massa all’Università di Roma
e poi alla Luiss.
Tra i suoi libri di poesia "Non ne so più di
prima", "Le bugie dei poeti", "Nella notte
impenetrabile", “I profitti del cuore”.
Di narrativa "Leopardi,
l’infanzia, la città, gli amori, "Rimbaud", "Il dominio del
cuore" "Lo specchio degli inganni", “I ritorni”.
Come saggista
""Il gioco delle ombre", "Dopo Montale" ,
"Amarcord Fellini", "I moralisti del 900", “La promessa della
notte”. Ha curato traduzioni da Verlaine e da Takano. Ha vinto premi come
il Campiello, l’Estense, il Flaiano, il Penna. Per Giuseppe Pontiggia i suoi
versi hanno “quella autenticità e quel respiro che lo impongono come una delle
voci più sommesse e insieme più forti della nostra poesia”.
Giulio Ferroni “Storia
e testi della letteratura italiana” Mondadori, 2005, pagina 147-148
Approdò sulla spiaggia
assetato di mistero.
C'era la promessa o premessa
per una equa meditazione universale
sui beni prossimi o remoti
dell'esistenza.
Ma il calco della mano lo ridusse
a ciò che conosceva o sperava.
Era poco fumo che svapora.
Pensava alle conchiglie capricciose figlie del caos.
Da qualche parte
- il posto non sapeva
neppure dove collocarlo,
nel buiore della mente
o nell'universo delle forme
sempre possibili e difettive -
dovevano pur esserci
le stralunate particelle:
se le osservi, stanno meravigliate a osservarti
e tutto è nello specchio di quello sguardo che si specchia.
Spinse l'occhio all'orizzonte.
Attese.
E nulla in vista, mio provvido signor Comandante.
Il liquido si raggrumò
nel friabile tunnel
di particole del mondo.
da “Nella notte impenetrabile” Passigli 2003
O CARO PENSIERO
Da quella fessurina
pare dipenda che io
sia proprio io e non l’altro io
che vorrei tanto esser io.
Se resta traccia sulla spiaggia
Sfuma il pensiero
rappreso intorno alle parole,
in fine la parola raggrinzita
canzona il giro del pensiero.
Che strana la lena del ricordo
S’arrotola e scivola
quel mio pensiero, ma guai.
a me se credo anch'io
di scivolare arrotolato.
Avevo paura che nel sogno
Ma così scivoloso e compresso
il pensiero non inganna,
proprio come un rullo
non copre ogni suo buco.
Entravo in un altro giro
Non c’è alcun nesso
tra le scaglie di quel pensiero
che s’insegue e io che arranco
nell’inseguirlo.
Temevo quel mio pensiero
O caro pensiero
d’una notte senza luna,
pure la luna è un pensiero
che sfugge appena è luce
Da quella fessurina
Ora è davvero tardi
per sapere se il pensiero
che mi guida è proprio
quel pensiero che speravo
Sfuma il pensiero
Temevo quel mio pensiero
che saliva
quando ero più sicuro
d’essere senza pensiero.
Scivola e s’arrotola
Entravo in un altro giro
e non volevo perdere
per il gioco di una rima
l’assillo della vita sfiorita
Ma così scivoloso e compresso
Avevo paura che nel sogno
fossi prigioniera,
alla fine magari
ritornassi in un sogno.
Non c’è alcun nesso
Che strana la lena del ricordo.
Tutta quella cenere
sembrava così vicina
e incandescente.
O caro pensiero
Ora capisco
che il gioco non è la corda
che tendi ma la scatola
che richiudi.
a prova d’erosione.
da “L’almanacco dello
Specchio” Mondadori 2013
Come lucciole su un cielo azzurro
i grumi rosso brillante
volano sullo sfondo nero
con tenui verdi incordature
Come lucciole su un cielo azzurro
A caso danzano i pixel a caso
schizzano avanti e indietro, sopra e sotto
si raggrumano in piccole, mortali fessure
volano a saetta sul radiante percorso.
A caso danzano i pixel a caso
Dalle crepe di quel rosso puntiforme
piove l’enigma di un anello
tanto irregolare quanto simmetrico
È sullo schermo il cerchio verde.
Dalle crepe di quel rosso puntiforme
Guarda come cresce l’anello
quando lo sferza la gragnuola
dei pixel rossi che vanno vengono
mentre si gonfia la verde fascia
Guarda come cresce l’anello
Sembra interminabile l’attimo
se finalmente esplode
il terzo anello ancora irregolare
che cova altri tre suoi gemelli
Come lucciole su un cielo azzurro
A caso danzano i pixel a caso
Dalle crepe di quel rosso puntiforme
Guarda come cresce l’anello
Sembra interminabile l’attimo,
e gli anelli ansimano, pulsano,
sono blob digitali senza geometria
allungati o ristretti - come li vedi sono
E gli anelli ansimano pulsano
Ed ecco due blob nel fatale abbraccio
prima si fiutano poi si fondono,
incredibile si riscrive la legge
della loro ritrovata unità
Prima si fiutano poi si fondono
Il tempo tentenna e abbaglia
mentre i sette grandi blob occupano
la scena, non fanno prigionieri,
poveri pixel blanduli e marginali
Mentre i sette grandi blob occupano
Gratta gratta sotto la pelle
trovi l’oggetto sapientissimo
che fu lesto a sottrarsi
al suo destino di legno e di bronzo
Trovi l’oggetto sapientissimo
Bisogna dar vita al sistema
per poter capire come funziona
Ma come fa un seme a sapere
come costruire un fiore?
E gli anelli ansimano, pulsano
Prima si fiutano poi si fondono
Mentre i sette grandi blob occupano
Trovi l’oggetto sapientissimo
Per poter capire come funziona
sotto il velo della città antica
l’ordine straordinario che mantiene
le strade sicure, libero il borgo.
L’ordine straordinario che mantiene
Non è una danza in cui tutti compiono
lo stesso movimento nello stesso istante
è la finzione più esaltante che conserva
libera l’armonia dei corpi comunicanti
E la funzione più esaltante che conserva
Le città vitali hanno innata capacità
di conoscere e comunicare
inventare e provvedere quanto occorre
per rovesciare ogni difficoltà
Inventare e provvedere quanto occorre
Anche le città (impara) imparano
radunano lo sciame delle menti
conservano il calore della memoria
sui marciapiedi tiranni della specie.
Conservano il calore della memoria
Non sappiamo dove ci porta
quel movimento lieve che ci azzera,
ma sappiamo che in quel movimento
c’è la cieca sapienza dello sciame.
L’ordine straordinario che mantiene
E la funzione più esaltante che conserva
Inventare e provvedere quanto occorre
Conservano il calore della memoria
C’è la cieca sapienza dello sciame
C’è la forza contratta del dono
C’è l’ineguagliata grazia del moto
C’è l’opportuno ritorno della specie
Stare a vedere quel che accade
Stare a sentire quel che fugge
Stare a sgocciolare per l’eternità
Stare accantucciati nella punta dello spillo
Se la potenza del dominio
è nell'assenza di leggi e previsioni
se non interpretiamo ciò che sogniamo
ma sogniamo ciò che abbiamo interpretato,
è propizio quel momento benedetto
dal caso della sua perfetta organizzazione
strepitano le idee, abbaiano ancor più forte,
e danno quel poco che ancora gli si chiede
C’è l’opportuno ritorno della specie
Stare accantucciati nella punta dello
spillo
Ma sogniamo ciò che abbiamo interpretato
E danno quel poco che ancora gli si
chiede
Da “ I profitti del cuore”
Scheiwiller 2006
Dalla quarta di copertina di "LEOPARDI, l'infanzia, le città, gli amori"
"Leopardi finì devastato dal proprio furore ma dentro di lui c'era l'assurdo sorriso di chi nella vita non finisce mai di interrogare il mistero. Renato Minore ci racconta chi fosse quest'uomo, con vera pazienza innamorata, e con gusto di autentico scrittore, senza indulgenze, da cronista, tenendo come modelli alcuni grandi ritrattisti letterari come Charles Lamb o Saint-Beuve."
Enzo Siciliano
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