venerdì 16 febbraio 2018

"La Corte dei Miracoli" di Maria Elena Danelli






La Corte dei Miracoli 
(ventidue fiammelle di cui due transiti)

Maria Elena Danelli

RPlibri, 2018










La Corte dei Miracoli, racconta la poetessa nella brevissima introduzione, era un edificio sui Navigli di Milano che, nel secondo dopoguerra, “ospitava persone senza gambe che vivevano di elemosine e si facevano trainare da carretti tirati da cani”.
Ma corte dei miracoli è anche il mondo, e noi i monchi di arti che neppure ricordiamo, forse ali di cui abbiamo solo una vaga nostalgia, monchi di amore, monchi di coloro che perdiamo, nel transito per le strade della vita.
È una poesia raffinatissima e densa, quella che troviamo in questa Plaquette di Maria Elena Danelli edita da RPlibri. Ventidue poesie: Ventidue fiammelle, le definisce a ragione l’autrice, perché nel leggerle è questo, che si prova, tenui fiammelle di candela che, a respiraci sopra, temi si possano spegnere, svanire,  invece prendono vigore ad ogni rilettura, si innalzano fino a farsi fuoco che riscalda dentro, che consola.
La poesia della Danelli arriva al lettore con la trasparenza e la forza vivificante della luce. Ogni verso è come un raggio, delicato ma potente, che si posa sulla forma delle cose, le avvolge e ne rivela il senso profondo. Le parole sono come distillate da un alambicco, scelte con cura per significare in modo esatto il sentire di un io narrante che si pone, non al di sopra o al di fuori ma accanto agli elementi naturali in quanto parte di un tutto cui appartiene.
Procedendo per immagini, la poetessa ci porta in un cortile cosmico fatto di sussurri e folate di vento, odori, suoni, colori che dileguano e rinascono come è nel ciclo della vita. Un continuo fluire armonico in cui nascita e morte, parole e silenzi non sono che parti del canto.



Maria Grazia Di Biagio









Movimento lento dei pianeti
chiamai figlio.
Ai piedi della Croce ululai con la voce di Maria
il segreto delle tue labbra,
il moto del tuo piede d’ali.
Figlio, marinaio.
Alle sponde
nera come una statua nera
tra le dita una visione
persa nel criare di un gabbiano.
Figlio, ricordo di un vuoto.
Ebbe pietà il sonno di tre spiriti neri
e comunque le foglie crescevano
e comunque il vento cantava
a una culla di luna.




* * *



La vita
si sgretola in altro.
Lo vedo,
lo vedo.
Ma continuo a far libri
tra le foglie 
di un redivivo cortile.










                

3 commenti:

Rita Pacilio ha detto...

Così preziosa. Ogni parola. Grazie!
Rita Pacilio

maria grazia di biagio ha detto...

Sono io a ringraziare te, Rita, e Maria Elena Danelli per il dono di tanta bellezza!

#ElenaDanelli ha detto...

Grazie per queste bellissime parole per me.

Posta un commento