Amore e morte
La
Figlia di Iorio di Valeria Altieri, ispirata al testo teatrale di D’Annunzio, è
un’opera senza tempo che si affaccia sul mito dell’inconscio, tra cromie accese
e contrapposte (giallo e viola), per delineare il contrasto tra vita e morte, ma
è soprattutto il canto dell’Amore misterioso, magico, ancestrale, non ebbro e
invasato, di due figure straniate, Mila e Aligi, pur compenetrate da un legame
simbiotico e un’aura preveggente, quasi emanazione dell’Essere supremo. Le
vibrazioni cromatiche e le fogge dal piglio bizantino, fissate in muto dialogo,
accentuano il dilemma sacro / profano. L’Angelo, corporeo e sensuale, pur in un
impercettibile movimento con le ali terrose, non sfiora Mila dai riccioli belli,
già lambita dalle fiamme, creando un capovolgimento di senso. All’Abruzzo
arcaico e al primitivismo dei sentimenti umani, l’Altieri contrappone un altrove
dove l’Arte possa essere sublimata “in una sborniatura celeste” (L. Pirandello).
Scavando l’abisso, l’amaro che ognuno si porta dentro, l’artista reinventa il
mito per far sgorgare dalla brocca salvifica “un istante di luce” (Borges).
Grazia Di Lisio
Valeria
Altieri, vastese, vive a Pescara. Laureata in architettura, ha svolto la
professione di architetto ed è stata assistente presso la Facoltà di
Architettura di Pescara. Ha insegnato al Liceo Artistico, Istituto d’Arte e
Istituto Industriale. Ha coltivato nel tempo la passione per la pittura con
l'utilizzo di tecniche varie. Nella progettazione di abitazioni, ha curato
personalmente gli arredi con pareti a mosaico e vetri dipinti. Ha al suo
attivo mostre personali in varie località italiane. Attualmente, sta elaborando
un’opera pittorica su Papa Francesco.
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