lunedì 27 novembre 2017

Friedrich Nietsche - Ditirambi di Dioniso

Soltanto giullare! Soltanto poeta!


Nell’aria illimpidita,
quando già sulla terra stilla
della rugiada la consolazione
invisibile e non udita
- poiché delicati calzari porta la consolatrice
rugiada, come chi dà conforto con la mitezza –
ricordi allora, ricordi, cuore ardente,
come un giorno fosti assetato,
quanta sete avevi, stanco e abbruciato,
di lacrime celesti e stillante rugiada,
mentre sull’erba gialla dei sentieri
ti correvano intorno tra alberi neri
vespertini sguardi malvagi del sole,
abbaglianti, accesi sguardi del sole, maligni?

“Pretendente della verità – tu? schernivano –
no! soltanto poeta!
un animale, astuto, rapace, insinuante,
che deve mentire,
che sapendolo, volendolo deve mentire,
ingordo di preda,
sotto maschere variopinte,
maschera ormai di se stesso,
preda di se stesso –
questo – il pretendente della verità?...
Soltanto giullare! Soltanto poeta!
Uno che parla solo screziato, che vien fuori
da maschere buffonesche con parole varioprinte,
inerpicandosi su menzogneri ponti di parole,
girovagando, trascinandosi attorno
su arcobaleni di bugie
tesi tra falsi cieli –
soltanto giullare! soltanto poeta!...

Questo – il pretendente della verità?...

Non quieto, rigido, liscio, freddo,
non divenuto effigie,
colonna di un dio,
non piantato dinanzi ai templi,
guardiano di un dio:
no! a tali statue di virtù ostile,
a casa sua in ogni selvaggia contrada più che nei templi,


pieno di felina protervia,
uno che salta da ogni finestra
- ecco! – in ogni azzardo,
fiutando in direzione di ogni foresta,
per correre empiamente sano e bello
e multicolore nelle foreste vergini
tra villosi, screziati animali da preda,
per correr con labbra vogliose,
felice per lo scherno, per l’inferno, per la brama di sangue,

rapinando, strisciando, mentendo

Oppure simile all’aquila, che a lungo,
a lungo fissamente guarda gli abissi,
i suoi abissi…
- oh! come in giù qui si inanelano,
in basso, in dentro,
in profondità sempre più fonde! –

Poi,
d’improvviso,
con volo diritto,
con slancio convulso
piombare su agnelli,
in giù a precipizio, vorace,
ingordo di agnelli,
avverso a tutte le anime d’agnello,
trucemente avverso a tutti gli sguardi virtuosi,
a ciò che ha l’aspetto di pecora, con il vello ricciuto,
a chi guarda melenso, col benvolere del latte d’agnello…

Così
di aquila, di pantera
sono le bramosie del poeta,
sono le tue bramosie sotto mille maschere,
tu giullare! tu poeta! …

Tu che hai visto nell’uomo
tanto il dio quanto la pecora
sbranare il dio nell’uomo
come la pecora nell’uomo
e sbranando ridere

questa, questa è la tua felicità,
felicità di una pantera e di un’aquila,
felicità di un poeta e giullare!...

Nell’aria illimpidita,
quando già la falce della luna
tra rossi porporini verde s’insinua
e invidiosa,
- nemica del giorno,
segretamente falciando
a ogni passo amache di rose,
finché esse cadono, in giù
pallide cadono verso la notte:

così una volta caddi io stesso,
dal mio delirio di verità,
dalle mie bramosie del giorno,
stanco del giorno malato di luce,
- caddi in giù, verso la sera, verso l’ombra,
bruciato da una sola
verità e sitibondo
- ricordi ancora, ricordi, cuore ardente,
come allora fosti assetato? –
che io sia bandito
da ogni verità!

Soltanto giullare! Soltanto poeta! …



da: Ditirambi di Dioniso e poesie postume (1882 - 1888)
Versioni di Giorgio Colli

Adelphi Edizioni 1970


Nur Narr! Nur Dichter!


Bei abgehellter Luft,
wenn schon des Thau's Tröstung
zur Erde niederquillt,
unsichtbar, auch ungehört
- denn zartes Schuhwerk trägt
der Tröster Thau gleich allen Trostmilden -
gedenkst du da, gedenkst du, heisses Herz,
wie einst du durstetest,
nach himmlischen Thränen und Thaugeträufel
versengt und müde durstetest,
dieweil auf gelben Graspfaden
boshaft abendliche Sonnenblicke
durch schwarze Bäume um dich liefen
blendende Sonnen-Gluthblicke, schadenfrohe.

"Der Wahrheit Freier - du?" so höhnten sie
nein! nur ein Dichter!
ein Thier, ein listiges, raubendes, schleichendes,
das lügen muß,
das wissentlich, willentlich lügen muß,
nach Beute lüstern,
bunt verlarvt,
sich selbst zur Larve,
sich selbst zur Beute,
das - der Wahrheit Freier? ...
Nur Narr! nur Dichter!
Nur Buntes redend,
aus Narrenlarven bunt herausredend,
herumsteigend auf lügnerischen Wortbrücken,
auf Lügen-Regenbogen
zwischen falschen Himmeln
herumschweifend, herumschleichend -
nur Narr! nur Dichter! ...

Das - der Wahrheit Freier? ...

Nicht still, starr, glatt, kalt,
zum Bilde worden,
zur Gottes-Säule,
nicht aufgestellt vor Tempeln,
eines Gottes Thürwart:
nein! feindselig solchen Tugend-Standbildern,
in jeder Wildniss heimischer als in Tempeln,
voll Katzen-Mutwillens
durch jedes Fenster springend
husch! in jeden Zufall,
jedem Urwalde zuschnüffelnd,
daß du in Urwäldern
unter buntzottigen Raubtieren
sündlich gesund und schön und bunt liefest,
mit lüsternen Lefzen,
selig-höhnisch, selig-höllisch, selig-blutgierig,
raubend, schleichend, lügend liefest...

Oder dem Adler gleich, der lange,
lange starr in Abgründe blickt,
in seine Abgründe ...
- oh wie sie sich hier hinab,
hinunter, hinein,
in immer tiefere Tiefen ringeln! –

Dann,
plötzlich,
geraden Flugs
gezückten Zugs
auf Lämmer stoßen,
jach hinab, heißhungrig,
nach Lämmern lüstern,
gram allen Lamms-Seelen,
grimmig gram Allem, was blickt
tugendhaft, schafmässig, krauswollig,
dumm, mit Lammsmilch-Wohlwollen ...

Also
adlerhaft, pantherhaft
sind des Dichters Sehnsüchte,
sind deine Sehnsüchte unter tausend Larven,
du Narr! du Dichter!...

Der du den Menschen schautest
so Gott als Schaf -,
den Gott zerreißen im Menschen
wie das Schaf im Menschen
und zerreißend lachen

das, das ist deine Seligkeit,
eines Panthers und Adlers Seligkeit,
eines Dichters und Narren Seligkeit!"...

Bei abgehellter Luft,
wenn schon des Monds Sichel
grün zwischen Purpurröhten
und neidisch hinschleicht,
- dem Tage feind,
mit jedem Schritte heimlich
an Rosen-Hängematten
hinsichelnd, bis sie sinken,
nachtabwärts blaß hinabsinken:
so sank ich selber einstmals,
aus meinem Wahrheits-Wahnsinne,
aus meinen Tages-Sehnsüchten,
des Tages müde, krank vom Lichte,
- sank abwärts, abendwärts, schattenwärts,
von Einer Wahrheit
verbrannt und durstig
- gedenkst du noch, gedenkst du, heißes Herz,
wie da du durstetest? -
daß ich verbannt sei
von aller Wahrheit!
Nur Narr! Nur Dichter! ...

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