RIFRAZIONI
Elio Pecora
Mondadori, Lo specchio, 2018
Non un io narrante, ma un sé osservato e raccontato dal di
fuori, si manifesta sin dai primi versi di "Rifrazioni" di Elio
Pecora, edito da Mondadori .
È il racconto di un'intima conversazione sull'esistere e
sul mondo, sullo stare dell'uomo e del poeta in questo mondo "che plaude all'urlo e allo
scandalo", in cui l'uno "A
giorni parla dentro sé come dentro un anfratto / dove non può ascoltarlo che la
sua stessa voce" e l'altro "Per scelta incruna parole / (fu scelta o
devianza) / le chiude in sacche leggere / che va poi svuotando / dove fra
secche granaglie / arrossa un croco."
L'opera, suddivisa in cinque sezioni, si sviluppa in un
crescendo, per intensità sonora e ampiezza di visuale, componendo un unico
poema. È come un sorvolo di falco che, più s'innalza, più focalizza i
dettagli, più il suo canto riecheggia e più, pur flebile e distante, riesce a
contrastare e sovrastare il frastuono del mondo.
Si apre nello hic et nunc, nello spazio ristretto di un
giardino "di dove guardare
lontano", sancito dal verbo presente "dice", che ritorna più volte nei versi delle prime due
sezioni "Rifrazioni" e "Variazioni
su canto fermo".
L'uomo dice, il poeta annota: "Dice (ma dove ripara?) che da lui
attendono / parole veloci, tali da acclimatarsi al sovrastante / continuo
rumore: tanto scarne e sommesse / da evaporare come fuochi di foglie secche /
nel fasto degli urli e dei proclami."
In "Andantino" e "Lo spessore dell'ombra", la visuale si espande, il poeta rivisita un passato di "luoghi anteriori" dove "L'aria è piena di anime" di amici e cari che sono scomparsi, ombre che tuttavia "hanno lo stesso spessore di quelli avidi e confusi / che vagano nel recinto brulicante dei vivi, / ma raffrenate queste da un patto concluso."
In "Andantino" e "Lo spessore dell'ombra", la visuale si espande, il poeta rivisita un passato di "luoghi anteriori" dove "L'aria è piena di anime" di amici e cari che sono scomparsi, ombre che tuttavia "hanno lo stesso spessore di quelli avidi e confusi / che vagano nel recinto brulicante dei vivi, / ma raffrenate queste da un patto concluso."
Ed è appunto ne "Il recinto", che titola la parte
conclusiva dell'opera, "la città
senza porte" dove l'uomo dimora "dentro
recinti di mura / che chiudono altri recinti", che il poeta, dall'alto,
riesce a vedere le guerre che "servono
agli uomini", e i tifoni, e le morti in mare. Il passato, il presente,
forse anche il futuro in un solo, unico istante che si ripete.
Fedele alla propria cifra, Elio Pecora riporta a chiare
lettere il non visibile di ogni percezione, ci mostra "un'età affollata di dèi, / atteggiati in giacche
striminzite" ridotti a nient'altro che parodie dell'uomo. Solamente "L'avo di tutti, il più temuto, Caos, /
avanza a perdifiato, a capo chino." L'umanità è una folla anonima che anima le piazze con
striscioni e slogan, "uomini, donne,
ragazzi" che "chiedono un
altro presente". E il lettore si ritrova lassù, con il poeta, in
quell'affaccio da dove tutto appare chiaro, al contempo precipita di sotto, per
diventare uno tra la folla, piccolo come una formica, con la sua "piccola vita".
Maria Grazia Di Biagio
*
"Il meglio - dice - quel che chiamiamo sublime
sta nell'ombra, nell'angolo: occorrono occhi
per vederlo, orecchi per ascoltarlo: come nel piede
danzante della Madonna di Caravaggio a Sant'Agostino
o lo screzio sorpreso di Desdemona nella canzone del salice."
parla guardando il pioppo che va sfogliandosi:
"Non scrivere - dice - quel che ho appena detto."
*
Sceglie le parole come un tubero o un seme da interrare
e sa che da questi verrà un frutto, un fiore,
una foglia minuscola. Sa pure
che la parola non è più di un cenno, un avvio
per un altrove nemmeno ancora intravisto.
*
Ci sono stati giorni
in cui forse la gioia
non era più di uno stordimento,
un vento fresco, lieve,
niente altro chiamava, valeva,
solo quel vento.
*
A.M.
A.M.
Può mai tanta energia raggrumarsi
in un'ora a metà mattina di un giorno di ottobre
nella piccola stanza fra il divanetto e lo Schifano
e il tavolo di radica? Il telefono squilla molte volte
e ogni volta s'alza di scatto, spinge la gamba sana,
ruota, sbatte il fianco ossuto contro lo scrittoio,
si lascia cadere sulla sedia, solleva
il braccio destro per afferrare sulla cassettiera
il alto la cornetta e grida il "pronto".
Possibile che la sua vita intera
sia stata tutta in quel forzare
la sofferenza e vincerla duellando
anche da vecchio con la fragilità e l'inerzia?
Tornando così ironico, veemente?
(A.M., Alberto Moravia)
*
Nessuno sbarco stanotte a Lampedusa.
Nessun morto per mare. La carretta
- carica di una torma d'ingannati
da un'altra vita -
forse non è partita.
Nessun morto per mare. La carretta
- carica di una torma d'ingannati
da un'altra vita -
forse non è partita.
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