SEI APRILE,
ma fino a un certo punto. Notte,
intanto. Che dietro no,
non si porta un giorno,
nemmeno uno,
da mangiare, da vestire... Ecco,
sei aprile, anzi,
lo saresti stato, aprile,
se il silenzio, certo,
lo avessi detto prima.
se non fossi stato ladro,
dentro, di tutti.
E di tutto fai un letto
di chiacchiere, lacrime,
muscoli e scale e solai,
fin oltre lo spasimo.
Sarai aprile, ma vattene.
A primavera
non è detto debba crollare,
così, un fiore.
E se pure,
non farebbe questo rumore.
Michele Fianco
***
Fuori neanche albeggia
e l'ombra s'è infittita
sul davanti.
E d'ombra è piena
pure l'occasione.
Né serve
alla fine del mattino
quel raggio.
A definire chiaramente il luogo.
Giancarla Frare
***
HO RAGGIUNTO
Ho raggiunto le farfalle
del mio stomaco.
Un volo, un senso
unico. Di morte.
la primavera ha cent'anni
ha le speranze senz'ovulo
ha i fiori gettati nella gola,
il manifesto nudo, le urla
dei soccorritori.
Ho pianto col riso, ho fatte
mie le scarpe di mio padre
ferme qui da vent'anni.
Le ho indossate nel sogno
andando a prenderlo
come fosse il rapito da calce
da macerie giganti.
Dopoguerra dell'oggi
senza colpe e aguzzini,
solo natura folle, carne
di terra tesa. Come le menti
scolpite nella bruma, lo squarcio
apre ferite abrase, vecchie
e sole. E noi rimorti, dentro.
Franz Krauspenhaar
***
DALL'ALTRA RIVA
Non volevo morire soffocata
dai calcinacci, gli occhi
sfondati dalle pietre all'improvviso
diventate nemiche. Avanzavo ancora
infinite carezze da lui, e con il sole
c'era un patto segreto
come tra api e fiori.
Non riesco a sentire la voce di mia madre,
anche se sento le sue mani accanto.
Un vento viscido mi attraversa il corpo,
San Pietro litiga con qualcuno,
meno male.
Dante Maffia
***
da: LA PAROLA CHE RICOSTRUISCE (poeti italiani per L'Aquila)
a cura di Anna Maria Giancarli
Edizioni TRACCE, Pescara 2010
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